Reviviscenza

 

Il Metodo sviluppa, in stretta connessione con il tema della memoria emotiva, la costante disposizione ad attingere alla Reviviscenza (Передживани: peredzhivani) cioè al processo del portare o riportare in vita sulla scena elementi la cui forza emotiva sembrava giacere allo stato  solo latente o implicito nella psiche profonda dell’attore

La reviviscenza permette una completa immedesimazione di chi recita con il personaggio, in quanto l’attore attinge a proprie lontane esperienze esistenziali, facendole coincidere in teatro con i passaggi della partitura

In sostanza, ad esempio: sulla scena l’attore offre al pubblico le incertezze di Amleto al castello di Elsinore, seguendo le indicazioni di Shakespeare, ma dentro di sé manifesta l’eco del proprio sconcerto rispetto a un episodio che era stato emotivamente attivante per i suoi dubbi di vita adolescenziale

Stanislavskij nota come: “In scena noi riviviamo i ricordi emotivi della realtà. Per qualche minuto essi riescono a darci l’illusione di una vita reale. Può anche succedere di dimenticare se stessi, completamente, ininterrottamente nella parte, succede che si creda costantemente a quello che succede nella scena” (1938)

Per Stanislavskij, la reviviscenza permette di superare i limiti del classico attore meccanico accademico (che recita in forma standard come fosse il testimone della parte di un altro) per sostituirgli un attore vero il quale, al di là della sua stessa intenzione razionale, vive il ruolo in modo immediato, abbandonandosi completamente al personaggio

 

 

  • Nella prospettiva del teatro recitativo l’attore che segue il Metodo deve “rivivere” concretamente e completamente la parte delineata dal copione, in modo simile a come nello psicodramma l’autore rivive totalmente e automaticamente qualcuna delle proprie parti interiori che emerge direttamente sulla scena

 

 

 

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