Esistono almeno 150 modi per parlare di pazzia, o qualcosa del genere, in italiano
Tempo addietro, li ho raccolti e ne ho fatta una presentazione per rendere l’idea
La conclusione che ho tratto, da questo lungo lavoro, è che la definizione di pazzia serve solo a prendere le distanze dalla persona con cui sto cercando di collaborare, cioè di cui mi sto occupando
In sostanza: nel parlare quotidiano, capita di utilizzare tutte queste espressioni (più o meno a sproposito) ma per il mio lavoro di teatro attuale non mi interessa di attribuire etichette ai miei gentili interlocutori (forse, più ancora: non mi serve proprio)
Sulla scena del teatro attuale: i pazzi, nel senso della diagnosi di malattia mentale, non esistono. Ci sono solo delle persone. Tutti presenti sulla scena sono pazienti, nel senso che provano emozioni

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di Psicodramma & Ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Oggi, come sempre, possiamo crescere insieme (Ci aiuterà!)