Paziente

 

Il paziente è, o quanto meno può essere, chiunque

La paziente è colei la quale prova una emozione, dal sostantivo greco pathos (πάθος) che appunto indica la emozione; così come dal verbo pathein (παθέειν, πάσχω) che è: patire, provare, ricevere un’impressione, una sensazione, che può essere sia piacevole (emozione positiva) sia spiacevole (emozione negativa)

Il pathos è sì anche sofferenza (nel senso del linguaggio pop) ma solo nel senso di ciò che una persona soffre passivamente: ciò che ad uno accade senza sua cooperazione“; come è evidente per il fatto di derivare dal latino se-offrire: offrire se stessi (all’emozione)

Ne consegue che il paziente non è necessariamente un malato nel senso tecnico o biologico che circola nella cultura occidentale (diciamo pure che non lo è quasi mai) in base allo stesso criterio scientifico secondo il quale la terapia non è  necessariamente una pratica biomedica (diciamo pure che non lo è quasi mai)

Tale dato, che spesso sembra poco consapevole anche per chi si pratica assiduamente la psicologia,  rappresenta una delle colonne portanti del mindset di chi utilizza la psicotecnica in generale, e in particolare nel caso delle psicotecniche attive che fanno capo allo psicodramma, al teatro attuale, al lavoro di gruppo

Occorre rendersi conto che l’essere paziente, nel senso del partecipare all’esperienza della crescita personale con la supervisione di un mastro, non significa affatto essere un malato di mente (diciamo meglio: non significa affatto necessariamente vivere una difficoltà neurologica debilitante, anche se può darsi il caso)

Se partecipo ad una esperienza di drammatizzazione attuale, significa solo che provo le mie emozioni , mi guardo negli occhi e cresco nella mia lucidità esistenziale attraverso esperienze stimolate su base psicotecnica

 

  • Nel teatro attuale, siamo tutti pazienti

 

 


 

 

 

 

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