Zenith è il punto della volta celeste che si trova in posizione perpendicolare rispetto a quello in cui al momento dato si trova l’osservatore
Zenith è la prospettiva dall’alto, che permette a chi vi si trova di abbracciare con lo sguardo tutta la scena, da vicino ma ad una certa distanza
L’artificio della balconata è una modalità semplice e convenzionale, ma spesso efficace, per ottenere un’attitudine ispirata alla prospettiva zenitale, per favorire nell’autore il decentramento riflessivo dall’esterno rispetto al dramma che ha appena concretizzato dall’interno
Il punto di vista dalla balconata, o visione d’insieme o visione marziana, offre all’autore dello psicodramma una prospettiva che permette di abbracciare un po’ tutti gli aspetti della peripezia, in modo indicativamente simile a quello dello zenith
Nel teatro classico recitativo, la visione globale si realizza dalla platea, dove ogni membro del pubblico assiste, da una particolare angolazione (frontale e relativamente dal basso) a tutto il dramma
Nel teatro attuale espressivo, si utilizza invece la balconata, che offre all’autore (e solo a lei) una prospettiva (frontale e relativamente dall’alto) con cui abbracciare in forma dinamica il manifestarsi della sua peripezia interiore
La balconata, che può ricordare anche i palchi (per il pubblico) tipici del teatro all’italiana, viene impiegata principalmente nell’ottica dello specchio, in quanto offre l’opportunità di rivedersi internamente all’esterno
Un limite della balconata è che l’autore, mentre partecipa da spettatore al proprio attuale, non può entrare analiticamente nella scena, con l’osservarla da più parti, magari anche girandole attorno e vedendone i dettagli da ogni lato
Chi osserva la propria scena è infatti costretta a ricapitolare il tutto secondo un’unica prospettiva quasi fissa; vale a dire: secondo una logica che è più tipica del teatro recitato che non dello psicodramma
- Nel teatro attuale, si possono utilizzare apparati di scena diversi in funzione di balconata; quali ad esempio: una sedia o sgabello, una scala, un punto elevato della platea (se fatta a gradinate) ma anche un servo di scena (se di corporazione robusta) che tiene in spalla l’autore. Mi è capitato di suggerire a due attori di fare il “seggiolino” con le braccia, come fosse una sedia gestatoria per l’autore. La prospettiva più efficace pare comunque essere quella che si ha da una posizione almeno un po’ più alta rispetto a quella del muoversi direttamente in scena
- In alcune sale organizzate in modo esclusivo per il teatro attuale, viene mantenuta una posizione sopraelevata, che faccia da loggia-poggiolo per cogliere con lo sguardo tutto il palcoscenico nel suo insieme. Non si tratta di una struttura particolarmente indispensabile, anche perché (per quel che ho visto fare) non viene utilizzata molto spetto. Tuttavia la sua presenza stabile aiuta a caratterizzare, nella sua simbologia architettonica, la sala per lo psicodramma, con la sua capacità di evocare la sala teatrale classica o il tempio cerimoniale

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di psicodramma & ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Oggi, come sempre, possiamo crescere insieme (Ci aiuterà!)