La tecnica dello specchio svolge la funzione di permettere all’autore di osservare, come fosse un occhio esterno, la propria interiorità
Mettendo in scena uno specchio, l’attore ausiliario recita all’autore (eventualmente con la collaborazione di altri autori) quanto più possibile fedelmente, la parte o la peripezia che questi ha appena espresso nel contesto del dramma
La differenza tra lo specchio e il doppio sta nel fatto che: mentre nella interazione con i propri doppi l’autore è coinvolto pienamente nella scena come protagonista, oltre che in veste di creatore e distributore delle parti; nella prospettiva dello specchio, l’autore non interviene, ma assiste dall’esterno (ma sulla scena) a tutte le parti della peripezia, compreso il proprio ruolo di protagonista, oltre a quelli della deuteragonista, della tritagonista e di quant’altri agonisti si sono eventualmente presentati
- Lo specchio è diverso dal doppio (distinzione che talvolta ho visto presentarsi come poco chiara agli occhi del giovane apprendista) in quanto: è vero che l’attore (che impersona il doppio) riproduce quanto più possibile fedelmente la rappresentazione che di un elemento ha offerto l’autore, ma lo fa solo dal punto di vista di tale elemento; mentre la posizione di specchio non riguarda singoli personaggi, bensì l’insieme del dramma o di un suo atto, nel senso che viene concretizzato uno specchio solo quando l’attuale viene recitato (inesorabilmente: in forma solo approssimativa ed evocativa) da attori ausiliari, le quali svolgono ciascuna qualcuna delle varie parti, mentre l’autore impersona se stesso spettatore dall’esterno (ancorché sempre sul palco) magari da una posizione rialzata o da una apposita balconata
- Lo specchio presenta delle somiglianze con il tritagonista, nella sua capacità di osservare e valutare il dramma da una prospettiva relativamente indipendente, però solo da un punto di vista parziale (limitato dal fatto di trovarsi all’interno della messa in scena, in una particolare parte)
- In situazioni di teatro attuale, dove è presente il solo autore (in mancanza di altre attrici) mi è capitato di svolgere personalmente tutte le parti del monodramma, di cui l’autore stesso aveva manifestato i personaggi sulla scena, alla maniera di Tespi pantomimo parlante, in modo che questa potesse assistere a tutte le prospettiva della peripezia che la rispecchia

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di Psicodramma & Ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Oggi, come sempre, possiamo crescere insieme (Ci aiuterà!)