L’uso del termine scena nasce originariamente con riferimento ad un apparato fisico del teatro classico greco, di cui tratta già la Poetica di Aristotele
Scena è da skené (σκηνή): tenda, capanna, baracca, tavolato su cui recitano gli istrioni, palco scenico
Prima di inventare la skené , le rappresentazioni si svolgevano in uno spazio aperto, spesso con attorno degli spettatori, come succede nella generalità dei teatri primitivi o quanto meno pre-modernisti
Successivamente, il termine Scena prende a indicare (per estensione) l’insieme degli elementi fisici che costituiscono, definiscono e delimitano materialmente il palcoscenico su cui si manifesta la rappresentazione drammatica, arrivando anche a evocare tutta l’azione (tipo: scena madre, scena ) o tutto un ambiente (tipo: la scena pop, la scena letteraria)
Storicamente: la skené, nella drammaturgia classica all’aperto, consiste di una tenda facilmente montabile e smontabile, poggiata alle spalle degli attori con funzione di fondale, che poi diventa un capanno più stabile in legno, con una porta e talvolta opportunamente dipinto, anche con funzione di magazzino per i props (oggetti, costumi, maschere) e di camerino (per cambiarsi) arrivando a concretizzare, in modo sempre più chiaro, il luogo circoscritto dove si localizza l’azione drammatica
- Nel teatro attuale: la scena fisica con tutti i suoi apparati, che nel teatro industriale contemporaneo può essere anche ben più grande del palcoscenico, non riveste particolare rilievo
- Riesce utile definire un luogo circoscritto che identifichi e contenga il registro del dramma, ma un singolo autore di se stesso, senza altro supporto che non sia il suo corpo, basta senz’altro

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di psicodramma & ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Oggi, come sempre, possiamo crescere insieme (Ci aiuterà!)