Chairwork è una espressione sintetica, di gergo psicotecnico, che si riferisce al lavorare-operare-agire (work) con la sedia-seggio-cattedra-posizione (chair)
C’è chi lo chiama “chairplay”, preferendo il termine “play” (giocare, interpretare, agire) al termine work
Chairwork mette maggiormente l’accento sulla tecnica per il conduttore, mentre chairplay mette maggiormente l’accento sulla messa in scena; nella pratica: una vale l’altra
Altri usano il termine di “sedia calda” (hot chair) evocando l’idea che in tale condizione l’apprendista venga attivato ad intense emozioni
Altri ancora preferiscono il termine di “sedia ausiliaria” (auxiliary chair) richiamandosi alla funzione che nel gergo dello psicodramma viene detta dell’ausiliario
Si fa riferimento a una sedia, o sgabello o poltroncina, per motivi di semplificazione pratica, poiché riesce facile, sulla scena e in studio, avere a disposizione una o due sedute come attrezzi con cui lavorare
Il concetto cui la drammatizzazione fa riferimento, con il chairwork, è però piuttosto quello della definizione di un luogo elettivo da cui l’autore si esprime secondo un mindset specifico; posto che: se l’autore si manifesta da due luoghi diversi, le viene naturale di concretizzare due prospettive diverse, ovverosia due posizioni mentali differenti (due personaggi? due ruoli? due elementi?)
La sedia è il livello minimo del palcoscenico nel teatro attoriale. In effetti: il chairwork è un caso particolare di teatro (attuale) individuale ovverosia di monodramma
La drammatizzazione attraverso l’inversione consiste in primo luogo di una serie di scambi, che si susseguono l’un l’altro a rappresentare una serie di prospettive interiori in dialogo tra loro
Gli scambi, tra autore e altre sue parti, vengono attuati spesso in piedi, specie nella realizzazione di uno psicodramma complesso e quando sono presenti più attori
Si può cioè drammatizzare come si ritiene meglio, in piedi o distesi o in una qualsiasi posizione, ma l’utilizzo di una seduta svolge un po’ la funzione, nelle tecniche attive, del classico lettino (il clinamen latino) sempre presente nello studio medico del clinico
Ci sono vari moderni terapeuti su base psicologica che pretendono ciascuno di essere il vero ideatore di questa “sedia calda”, e se ti fa piacere puoi immaginare che un tuo beniamino ne sia il recente inventore, ben sapendo che comunque stai prendendo un abbaglio
Il chairwork è un buon attivatore della sticomitia in virtù della quale capita che, con poche battue, emergano contenuti emotivi significativi, su cui poi l’autore può ulteriormente lavorare
E si tratta di una pratica che risale molto lontano, ed a molti momenti nella vita di tutti noi
- La modalità più tipica di chairwork si può evocare secondo un format drammaturgico che sintetizzo qui a grandi linee. Ad esempio: mastro accompagna l’apprendista Maria nell’esprimersi, fino a che emerge un elemento significativo. Poniamo: “litigavo sempre con Gino, non lo potevo vedere”. A questo punto il mastro, che ha collocato due sedie una di fronte all’altra, suggestiona a Maria (protagonista) “hai l’occasione di parlargli; infatti: su questa sedia c’è seduto Gino, mentre su quest’altra ti siedi tu; parlagli!”. A questo punto Maria dice a Gino (deuteragonista) qualche cosa di compiuto, fino a che il mastro le dice “inversione!” per cui Maria si sposta sulla sedia che le sta di fronte e diventa Gino, che risponde a Maria. Dopo un poco, il mastro suggestiona “inversione!”, per cui l’autore torna ad essere Maria, per parlare di nuovo a Gino e così via
- Mi è capitato di dibattere il tema: il chairwork fa parte dello psicodramma? Mi pare una domanda un po’ oziosa, che nasce però dal fatto che nella pratica di Levi Moreno l’impiego di questa tecnica è marginale, dato che ha sempre preferito (sulla base di molte testimonianze dirette e di sue dichiarazioni) mettere in scena un intero attuale e non un semplice dialogo. Inoltre: essendo il chairwork una tecnica utilizzata da secoli, non mi sembra utile stabilire di chi è (chi ha invento l’orologio? e non sto scherzando). Quindi, per quanto posso valutare: il chairplay è un format ricorrente ed efficace del teatro attuale, per cui merita utilizzarlo con convinzione

Felice Perussia, quarant’anni abbondanti di lavoro psicologico con i gruppi, specie come mastro (e apprendista) di Psicodramma & Ipnosi, ma anche oltre trent’anni come professore ordinario di Psicologia Generale (Personalità, Storia) all’Università – Oggi, come sempre, possiamo crescere insieme (Ci aiuterà!)